I cobot (robot collaborativi) sono degli strumenti guidati dall’intelligenza artificiale (AI) in forte crescita (IFR ↗), che porta già i suoi benefici in alcuni ambienti controllati. Essendo una tecnologia ancora nuova, tuttavia, ha ancora qualche sfida da affrontare che potrà essere risolta grazie alle collaborazioni tra centri di ricerche ed aziende. 

Cosa sono i robot?

Sembra una domanda banale, ma l’ampio numero di strumenti che utilizziamo quotidianamente potrebbe trarre in inganno. 

Il robot ha una definizione precisa, definita da International Standards Organization (ISO – Organizzazione degli Standard Internazionali). In particolare, ISO 8373 definisce un robot come: 

Un manipolatore multiuso a controllo automatico, riprogrammabile, programmabile su tre o più assi, che può essere fisso o mobile per l’uso in applicazioni di automazione industriale.” 

Questa definizione può essere declinata su due tipologie di robot: 

Robot che lavora in un'ambiente industriale.

Robot Industriale: caratterizzati dalla possibilità di essere riprogrammati, utilizzati per diversi scopi, modificati nel loro sistema meccanico, essere spostati su determinati assi. 

Donna con la mano robotica che accende il forno. Cucinare a casa usando l'arto bionico.

Robot di servizio: compie delle azioni utili all’uomo e può fungere da attrezzatura, escludendo l’utilizzo per l’automazione industriale. 

 

Queste definizioni, quindi, escludono alcuni strumenti come ad esempio: 

  • Il software (‘bots’, AI, ecc.),
  • I droni controllabili a distanza,
  • Le autovetture autonome,
  • E così via. 

Cobot usciti dalle gabbie

Viene chiamato ‘robotica collaborativa’ il lavoro delle macchine guidate dall’intelligenza artificiale (AI) a stretto contatto con l’uomo. Il principio di base dei cobot (collaborative robot) è antropocentrico. In altri termini, i robot hanno l’obiettivo di facilitare le mansioni dell’essere umano. Sono, cioè, uno strumento di lavoro che permette all’uomo di rimanere sempre al centro di vivere e lavorare meglio. 

Domenico Appendino, il presidente dell’Associazione Italiana di Robotica e Automazione, afferma che i cobot sono molto importanti per il loro “essere usciti dalle gabbie”. Si tratta di un segmento di recente nascita – motivo per cui il numero dei cobot è attualmente inferiore ai classici robot industriali – ma stanno crescendo rapidamente (e non si sono fatti frenare nemmeno dal lockdown).

BiMu: approfondire i cobot

Lo sapevi che esiste una fiera dedicata solo all’intelligenza artificiale? Viene svolta con frequenza biennale negli spazi della Fiera di Milano a Rho. Si tratta di un’esposizione di innovazione, evento commerciale, ma soprattutto di aggiornamento tecnologico. 

Il 15 ottobre 2022, si è conclusa la fiera di quest’anno con l’intervento di Siri – Associazione Italiana di Robotica e Automazione – che ha approfondito alcune opportunità fornite dall’intelligenza artificiale.  

Vantaggi per PMI (e non solo): 

  • Costi vantaggiosi, dovuti alla maturità della robotica tradizionale 
  • Tecnologicamente più avanzati, quindi più intuitivi da utilizzare 
  • Numero più ampio di possibili applicazioni 
  • Possibilità di inserimento in aree preesistenti senza modifiche radicali 
  • Permette di unificare molte funzioni in pochi componenti (riducendo alcune criticità dell’approvvigionamento) 

Una delle considerazioni da fare, però, è che lavorando a fianco con gli umani, i lavoratori devono prendere delle precauzioni speciali. 

33.BiMu, Ottobre 2022

Il limite

La ‘robotica collaborativa’ rimante, tuttavia, limitata nei contesti con un alto grado di interazione con l’uomo. Sono, infatti, complesse le interazioni che richiedono più di un’azione fisica, come ad esempio una condivisione di conoscenze e decisioni. 

Nell’ambito della percezione dell’ambiente, i cobot sono in grado, ad esempio, di riconoscere la segnaletica e coordinarsi con altri robot. Tuttavia, affinché i robot possano entrare nei centri commerciali oppure nelle nostre case, va potenziata la capacità di pianificare e prendere decisioni in autonomia. 

L’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante. Gli ultimi 10 anni hanno visto l’esplosione del Machine Learning, Deep Learning, della Computer Vision e delle capacità dei robot e oggi sappiamo che almeno a livello di ricerca vi sono soluzioni in grado di osservare e interpretare scene anche molto complesse“, spiega Matteo Matteucci, professore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. 

La comunicazione bidirezionale, infatti, è la chiave, nonché la sfida centrale. Oltre a questa sfida tecnologica, tuttavia, vi sono altre sfide da affrontare come ad esempio: 

  • La barriera economica, ovvero gli investimenti necessari per favorire l’utilizzo di queste tecnologie all’interno delle aziende (soprattutto in questo periodo storico, in cui i prezzi dell’energia sono aumentati); 
  • La conoscenza di base; 
  • La disponibilità di metodi e dei dati affidabili. 

Per affrontare queste sfide occorre promuovere la collaborazione tra il mondo accademico e quello industriale, come spiega Domenico Appendino, Presidente di Siri. “C’è un’eccellenza accademica e una industriale nel nostro Paese che spesso viaggiano ancora su due binari separati. Uno dei valori della nostra associazione è quello di cercare di mettere insieme questi attori”, conclude. 

“I robot rubano lavoro”

Secondo il World Economic Forum, entro il 2025 i robot svolgeranno metà dei nostri lavori attuali. Vale la pena, tuttavia, analizzare i dati completi.

Le proiezioni dell’organizzazione non-profit, infatti, afferma che i robot renderanno automatizzate circa 75 milioni di mansioni, ma ne creerà circa 133 milioni. Ci saranno, quindi, 58 milioni posti di lavoro nuovi, che però avranno caratteristiche diverse rispetto a quelli attuali.

La differenza fondamentale è la maggior specializzazione dei nuovi posti che si stanno creando, in quanto i robot si occupano principalmente di lavori più pesanti. Questo fa si che gli Stati e le aziende debbano investire sempre più nella formazione dei lavoratori.

Per avere un esempio, basti guardare gli Stati dove i robot sono maggiormente utilizzati: Corea, Giappone, Singapore e Germania. Nonostante un’alta densità di robot, infatti, i tassi di disoccupazione sono molto bassi (circa 5% nel 2022, contro 8% in Italia).


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